venerdì 30 novembre 2012

Critiche alla Decrescita

Come tutte le teorie economiche anche la Teoria della Decrescita è soggetta a critiche, ne possiamo sentire alcune nell'intervista tratta dal programma Effetto Domino 2020 dove appunto si parla di economia e di consumi.

In breve il tema del programma: Per superare la crisi e tornare a crescere bisogna necessariamente ridurre i consumi o puntare tutto sull'innovazione?

A partire dall'intervista a Serge Latouche (che abbiamo già presentato in un precedente post) ne discutono in studio Innocenzo Cipolletta (Presidente Università di Trento), Domenico De Masi (Sociologo) e Giuseppe Mussari (Presidente ABI):

giovedì 29 novembre 2012

Il Manifesto del Movimento Zero

Sul sito del Movimento Zero che, come abbiamo detto in un post precedente, è stato fondato da Massimo Fini, si trova un Manifesto che è un vero e proprio Avviso ai Naviganti del nostro tempo.

Ne riportiamo solo la prima parte invitando, chi volesse, ad andare a leggerlo sul sito:
"Un Modello di sviluppo atroce, sfuggito dal controllo anche di chi pretende di governarlo, ci sta schiacciando tutti, uomini e donne di ogni mondo.
Proiettandoci a una velocità sempre crescente, che la maggioranza non riesce più a sostenere, verso un futuro orgiastico che arretra costantemente davanti a noi - perché è lo stesso modello che lo rende irraggiungibile - crea angoscia, depressione, nevrosi, senso di vuoto e inutilità.
In occidente questo modello paranoico è riuscito nell'impresa di far star male anche chi sta bene (566 americani su mille fanno uso abituale di psicofarmaci).
Esportato ovunque, per la violenza dei nostri interessi e quella, ancor più feroce, delle nostre buone intenzioni, il modello occidentale ha disgregato popolazioni, distrutto culture, identità, specificità, diversità, territori, tutto cercando di omologare a sé".

Si noti in particolare come la nostra economia venga definita un modello di vita irraggiungibile, proprio perché si basa sulla continua e inarrestabile crescita del mercato che si alimenta solo di se stesso: merci scambiate per profitto e per denaro generano altre merci in modo illimitato, perché solo in questo modo il sistema può autosostenersi e crescere.

Non serve riflettere a lungo su questa affermazione per capire che in un mondo limitato come il nostro non è vero che i beni liberi (come vengono definiti in economia) sono disponibili in quantità illimitata per tutti (come ad esempio l'acqua, l'aria o la terra da coltivare); è evidente che tutte le nostre risorse sono limitate e di questo il nostro attuale modello economico, basato solo sui consumi, deve tenerne conto.

mercoledì 28 novembre 2012

L'impronta ecologica

Un importante indicatore, che misura l'impatto pro capite sull'ambiente, è l'Impronta Ecologica.

Sul sito del WWF si trova una chiara definizione di questo indicatore:
"Impronta ecologica è un termine con cui si indica il determinato peso che oguno di noi ha sulla Terra. L'impronta ecologica è un metodo di misurazione che indica quanto territorio biologicamente produttivo viene utilizzato da un individuo, una famiglia, una città, una regione, un paese o dall'intera umanità per produrre le risorse che consuma e per assorbire i rifiuti che genera" (vedi il sito del WWF).

In effetti ciò che non viene considerato dal nostro attuale modello economico dei consumi, votato alla crescita senza limiti, è che "se il numero crescente di esseri umani è un problema grave, l'impatto che ognuno di essi ha sull'ambiente e sulle risorse, ovvero l'impronta ecologica, non è da meno. È evidente, infatti, che il nostro Pianeta può sostenere un numero minore o maggiore di persone, a seconda se i loro consumi, e quindi il loro impatto sull'ambiente, siano minori o maggiori".

Sembra una affermazione ovvia, che però solo recentemente comincia ad essere presa sul serio, e che (inutile dirlo) la teoria della decrescita condivide appieno: si deve prendere coscienza che le risorse sono limitate, che se vogliamo convivere col nostro pianeta dobbiamo forzatamente diminuire gli sprechi, consumare meno risorse, limitare al massimo i rifiuti non riciclabili, cambiare l'economia dei consumi senza limiti ed usare la tecnologia al meglio per diminuire la nostra impronta ecologica.

E purtroppo non si tratta più di decidere se possiamo permetterci o meno di continuare sugli attuali stili di vita, perché ormai è solo questione di tempo:
"Se tutti gli esseri umani avessero un'impronta ecologica pari a quella degli abitanti dei paesi sviluppati non basterebbe l'attuale pianeta per sostenerla"!
(Vedi il sito del  WWF per maggiori informazioni)

martedì 27 novembre 2012

Beni e Merci secondo la Decrescita

Riportiamo la definizione data da Maurizio Pallante, presidente del Movimento della Decrescita Felice, in una intervista apparsa sul sito Il Cambiamento:
"Qual è la differenza tra bene e merce?
Una merce è un oggetto o un servizio che può essere acquistato o scambiato con denaro. Un bene è ciò di cui un cittadino ha realmente bisogno, ma che non necessariamente deve essere acquistato o scambiato con denaro".

La definizione è semplice e chiara: si deduce subito che non tutte le merci rappresentano un bene (cioè non rispondo ad un nostro reale bisogno); mentre solo alcuni beni sono merci (cioè solo quelli che devono per forza essere acquistati sul mercato).

Inoltre Pallante specifica subito che "il PIL (Prodotto Interno Lordo), su cui è fondata l’intera economia mondiale, non misura i beni, ma le merci. Se non c’è scambio di denaro, se non c’è transazione economica, un bene, anche primario, che viene scambiato e consumato dai cittadini, non può contribuire alla crescita del Pil".

È immediato perciò dedurre che il PIL, per come è stato definito, non può rappresentare (come dicevamo in un precedente post) la soddisfazione dei bisogni e della qualità di vita di un Paese.

Per essere ancora più chiari ecco un esempio di cosa si intende con merce: "Un edificio mal costruito, che disperde gran parte del calore, fa però crescere il PIL di più degli edifici ben costruiti che non disperdono il calore. I 13 litri in più, che in media si consumano in una casa mal costruita, sono una merce che si paga e che viene sprecata, ma non sono un bene perché non serve a riscaldare".

Ed infine un esempio di ciò che si intende con bene: "Un bene che una persona si autoproduce per se stesso o scambia per amore e non per denaro (può essere anche un bene immateriale, un servizio, un figlio che guarda i genitori anziani anziché darli alla badante o un genitore che guarda il bambino piccolo anziché darlo alla babysitter), fa decrescere il PIL. Chi invece lascia i figli alle babysitter e i vecchi alle badanti fa crescere il PIL perché mercifica questo servizio".
(Vedi tutta l'intervista sul sito Il Cambiamento)

lunedì 26 novembre 2012

C'è differenza tra Beni e Merci?

Vi siete mai chiesti se nella nostra economia di mercato viene fatta una distinzione tra Beni e Merci?

Vediamo subito le due definizioni (secondo Wikipedia).
Per quanto riguarda il concetto di bene si dice: "In economia per bene si intende un oggetto disponibile in quantità limitata, reperibile ed utile cioè idoneo a soddisfare una domanda".
E poi viene subito specificato che: "I beni possono essere liberi se sono disponibili in natura in quantità illimitata per tutti, come l'aria o il sole. Si dicono economici quei beni ottenibili mediante l'attività umana o disponibili in quantità limitata".

Quindi si fa differenza tra beni liberi e beni economici; tuttavia ci sembra quanto meno improprio parlare di "quantità illimitata per tutti, come l'aria o il sole" perché se la disponibilità di questi beni fosse veramente senza limiti non avrebbero nessun valore economico, nemmeno quando questi beni vengono inquinati o depauperati in modo indiscriminato (ma sappiamo bene quanto il danno ecologico sia anche e soprattutto economico).

Ma passiamo alla definizione di merce: "Una merce è un bene economico suscettibile di essere scambiato con altre merci (e si parla in questo caso di baratto), oppure contro denaro".
Inoltre si specifica che: "La merce è il mattone elementare di cui si costituisce la ricchezza. Ma un oggetto, per essere considerato segno o fonte di ricchezza, deve avere un valore. Tale valore, che si determina sono nel momento in cui esso viene reso disponibile e scambiabile su un mercato, è ciò che fa di un oggetto una merce".

Si noti perciò che la merce rappresenta il "mattone elementare" della ricchezza; non c'è quindi da stupirsi se secondo il nostro modello economico tutti i beni liberi, che non sono merci (come l'aria, l'acqua, la terra o il sole) e non hanno quindi nessun valore di mercato, non fanno parte della nostra ricchezza e quindi del nostro benessere.

Tuttavia come vedremo, secondo l'economia della decrescita, il concetto di bene e di merce ha un ben diverso (e meglio definito) significato che tiene conto anche del nostro benessere.

venerdì 23 novembre 2012

Cosa misura il PIL?

È importante sapere che "Il Prodotto Interno Lordo (PIL, in inglese gross domestic product o GDP) è il valore totale dei beni e servizi prodotti in un Paese in un certo intervallo di tempo, solitamente l'anno, e destinati al consumo dell'acquirente finale, agli investimenti, alle esportazioni. Non viene quindi conteggiata la produzione destinata ai consumi intermedi di beni e servizi consumati e trasformati nel processo produttivo per ottenere nuovi beni e servizi" (vedi Wikipedia).

La prima osservazione da fare è che essendo il PIL "il valore totale dei beni e dei servizi prodotti in un Paese" non fa nessuna distinzione tra beni e merci.
A questo proposito riportiamo questa breve citazione tratta da un articolo apparso sul sito di SoloFinanza:
"Uno dei concetti chiave della Teoria della decrescita è la distinzione tra Beni e Merci. I primi sono gli oggetti o i servizi che rispondono ai nostri bisogni o soddisfano i nostri desideri. Le seconde sono oggetti e servizi che vegono scambiati con profitto e per il profitto. Il PIL sarebbe da re-impostare in maniera selettiva, dando valore ai beni e togliendone alle merci. In questo modo, si introdurrebbe un giudizio di qualità sulle attività umane e si creerebbero posti di lavoro utili e non distruttivi per il pianeta".

Insomma il PIL pur essendo un indicatore della crescita di un Paese (intesa però in modo indiscriminato come dicevamo) non misura sempre il benessere di chi ci abita (inteso cioè come soddisfazione dei bisogni e qualità della vita).

Nei prossimi post mostreremo come siano stati proposti altri indicatori per misurare il benessere del paese, e come il termine non selettivo ma indiscriminato di crescita sia stato spesso abusato.

giovedì 22 novembre 2012

L'Economia del Dono

Nella teoria della decrescita trova ampio spazio l'Economia del Dono "una forma economica basata sul valore d’uso degli oggetti e delle azioni" (vedi Wikipedia).

In particolare, come ben specificato da Wikipedia "l’economia del dono si contrappone all’economia tradizionalmente intesa, definita economia di mercato o economia mercantile, la quale si basa invece sul valore di scambio o valore commerciale".

Ma lasciamo la parola a Maurizio Pallante, fondatore del Movimento per la Decrescita Felice (di cui abbiamo detto nel precedente post), che illustra con chiarezza questo importante concetto nel seguente video:

mercoledì 21 novembre 2012

Maurizio Pallante: la decrescita felice!

Ebbene sì, secondo il Movimento per la Decrescita Felice, la decrescita (nonostante questo termine abbia una connotazione negativa nella nostra economia rivolta esclusivamente alla crescita indiscriminata) può e deve essere felice!

Maurizio Pallante, fondatore del movimento MDF nel 2007,  viene così descritto da Wikipedia:
"Laureato in lettere, è stato dapprima insegnante e preside. Ha poi svolto attività di ricerca e divulgazione scientifica sui rapporti tra ecologia, tecnologia ed economia, con particolare riferimento alle tecnologie ambientali. In particolare, nel 1988, con Mario Palazzetti e Tullio Regge, è stato tra i fondatori del Comitato per l’uso razionale dell’energia (CURE). A quell'epoca fu anche assessore all'Ecologia e all'Energia del comune di Rivoli. Successivamente, è stato consulente per il Ministero dell'Ambiente riguardo all'efficienza energetica".

Pallante ha ben riassunto sul sito della associazione MDF i propositi del movimento:
"La decrescita è elogio dell’ozio, della lentezza e della durata;
rispetto del passato;
consapevolezza che non c’è progresso senza conservazione;
indifferenza alle mode e all’effimero;
attingere al sapere della tradizione;
non identificare il nuovo col meglio, il vecchio col sorpassato, il progresso con una sequenza di cesure, la conservazione con la chiusura mentale;
non chiamare consumatori gli acquirenti, perché lo scopo dell’acquistare non è il consumo ma l’uso;
distinguere la qualità dalla quantità;
desiderare la gioia e non il divertimento;
valorizzare la dimensione spirituale e affettiva;
collaborare invece di competere;
sostituire il fare finalizzato a fare sempre di più con un fare bene finalizzato alla contemplazione.
La decrescita è la possibilità di realizzare un nuovo Rinascimento, che liberi le persone dal ruolo di strumenti della crescita economica e ri-collochi l’economia nel suo ruolo di gestione della casa comune a tutte le specie viventi in modo che tutti i suoi inquilini possano viverci al meglio".

Inoltre, a sottolineare quanto sia importante il confronto e la discussione sui temi della decrescita, nel Chi siamo del sito si legge: "il Movimento per la decrescita felice è stato fondato il 15 dicembre 2007 dopo un anno di confronti e discussioni tra le persone e i gruppi che si riconoscevano nella teoria delineata nel libro La decrescita felice, pubblicato nel 2005 da Maurizio Pallante".

martedì 20 novembre 2012

Da sinistra a destra: Massimo Fini

Se, come abbiamo visto nel precedente post, in Francia Serge Latouche è un "nemico del consumismo e della razionalità strumentale, un intellettuale che presenta tratti assai personali ed è stato introdotto nel dibattito italiano da case editrici e gruppi culturali della sinistra radicale"; un altro personaggio della decrescita in Italia è Massimo Fini che "nel 2005 ha fondato il movimento politico Movimento Zero, ispirato ai principi di primitivismo, antimodernismo, decrescita e democrazia diretta" (commenti tratti da Wikipedia).

È interessante osservare come idee e pensieri ispirati ai temi della decrescita economica, che potrebbero forse provenire da un ambiente politico e culturale ben definito, in realtà sono trasversali e possono abbracciare diversi orientamenti culturali, forse perché sono al di sopra di qualsiasi ideologia politica classicamente intesa.

In effetti nonostante "molti, negli anni, hanno tentato di assegnare a Fini appellativi vari, cercando di inserirlo sia entro correnti politiche di destra che di sinistra, in realtà egli ritiene che questi due concetti, destra e sinistra, siano obsoleti, vecchi di due secoli in cui le trasformazioni sociali e culturali hanno reso inutilizzabili queste divisioni, anche alla luce di una sempre maggiore somiglianza programmatica tra le diverse forze politiche".

Ricordiamo infine che "nel 2005 Fini ha fondato un movimento politico-culturale chiamato Movimento Zero (abbreviato in MZ o M0). Il movimento dichiara di non riconoscersi in nessuna collocazione politica tradizionale, disconosce le vecchie e inservibili categorie di Destra e di Sinistra e si propone al di là di esse, pur riconoscendosi anche nelle posizioni di Alain de Benoist, noto intellettuale francese fondatore della Nouvelle Droite" (vedi Wikipedia).

lunedì 19 novembre 2012

Chi è Serge Latouche

Secondo Wikipedia l'economista e filosofo francese Serge Latouche (Vannes, 12 gennaio 1940) "è tra gli avversari più noti dell'occidentalizzazione del pianeta e un sostenitore della decrescita conviviale e del localismo".
In particolare egli si rifà "alla definizione di economia sostanziale, intesa come attività in grado di fornire i mezzi materiali per il soddisfacimento dei bisogni delle persone".

Inoltre "i numerosi testi di Latouche evidenziano" sempre secondo Wikipedia "che i maggiori problemi ambientali e sociali del nostro tempo sono dovuti proprio alla crescita ed ai suoi effetti collaterali; di qui l'urgenza di una strategia di decrescita, incentrata sulla sobrietà, sul senso del limite, sulle 8 R (riciclare, riutilizzare, ecc.) per tentare di rispondere alle gravi emergenze del presente".

A proposito di localismo e universalismo riportiamo qui un breve passaggio dell'intervista intitolata Multiculturalismo e relativismo culturale comparsa su www.socialpress.it nel settembre 2004 (scaricabile da www.movimentozero.org):

"Antonio Caronia: Lei critica la prospettiva universalista, cioè la pretesa della civiltà occidentale di imporre a tutto il mondo una serie di valori considerati validi per tutto il genere umano. Ma criticando l'universalismo, non c'è il rischio di cadere in un eccessivo relativismo? La difesa a oltranza delle culture particolari (come abbiamo già visto) non crea lacerazioni e conflitti in nome di una visione ristretta dell'identità?

Serge Latouche: Sono contro l'universalismo perchè è una creazione dell'occidente, perché è un'ideologia occidentale, e una forma di imperialismo culturale: in fondo, è l'identità della tribù occidentale (per riprendere il termine di Rino Genovese). Io credo invece che dobbiamo valorizzare l'aspirazione a un dialogo fra le culture, a una coesistenza delle culture. Per questo alla prospettiva dell'universalismo opporrei piuttosto un "universalismo plurale", che consiste nel riconoscimento e nella coesistenza di una diversità, e nel dialogo fra queste diversità".

Questa breve introduzione sul pensiero di Latouche (sul quale torneremo in altri post) è utile per cominciare a presentare le idee e le riflessioni che hanno portato a definire meglio la corrente di pensiero della decrescita.

venerdì 16 novembre 2012

Cos'è la Decrescita Economica?

Una chiara definizione di decrescità si trova su Wikipedia:
"La decrescita (degrowth in inglese, décroissance in francese, decrecimiento in spagnolo) è una corrente di pensiero politico, economico e sociale favorevole alla riduzione controllata, selettiva e volontaria della produzione economica e dei consumi, con l'obiettivo di stabilire una nuova relazione di equilibrio ecologico fra l'uomo e la natura, nonché di equità fra gli esseri umani stessi" (vedi Wikipedia).

Uno dei fautori della decrescita è l'economista e filosofo francese Serge Latouche che ha indicato "la necessità e l'urgenza di un cambio di paradigma, di un'inversione di tendenza rispetto al modello dominante della crescita e dell'accumulazione illimitata".

Si osservi però che "se la spina dorsale della civiltà occidentale risiede nell'aumento dei consumi e nella massimizzazione del profitto, parlare di decrescita significa immaginare non solo un nuovo tipo di economia, ma anche un nuovo tipo di società"; perciò con il termine decrescita si vuole indicare un mondo nuovo che non si limita solo ai rapporti economici ma anche e soprattutto alle relazioni che l'uomo ha con la natura e con gli altri esseri umani.
(Testi tratti da Wikipedia)

Nei prossimi post cercheremo di illustrare "l'insieme variegato di proposte e riflessioni che investono la sfera ecologica, sociale, politica e culturale oltre a una molteplicità di buone pratiche" che cercano di mostrare come la teoria della decrescita possa essere posta in pratica con successo.

Ovviamente daremo spazio anche alle critiche, perché questo tema riguarda le scelte di vita e il futuro di tutti noi nessuno escluso!