mercoledì 19 dicembre 2012

Debito Pubblico: come ridurlo?

È bene chiarire cosa si intende con debito pubblico (secondo Wikipedia):
"In economia per debito pubblico si intende il debito dello Stato nei confronti di altri soggetti, individui, imprese, banche o stati esteri, che hanno sottoscritto un credito allo Stato nell'acquisizione di obbligazioni o titoli di stato (in Italia BOT, BTP, CCT) destinate a coprire il disavanzo del fabbisogno finanziario statale ovvero coprire l'eventuale deficit pubblico nel bilancio dello Stato".

La definizione è molto chiara, in pratica lo Stato per cercare di risanare "l'ammontare della spesa pubblica non coperta dalle entrate" (vedi la voce Deficit Pubblico) emette BOT, BTP e CCT sui quali riconosce un tasso di interesse che però va a gravare sul debito esistente.

Quindi come qualsiasi famiglia o impresa, anche lo Stato si trova a fare i conti tra entrate (tipicamente le tasse) e uscite (cioè le spese pubbliche).
Non è perciò strano se la copertura del debito pubblico viene solitamente attuata attraverso le seguenti misure (testi tratti da Wikipedia):
a) diminuzione delle uscite statali ovvero con tagli alle spese pubbliche;
oppure
b) aumento delle entrate statali attraverso:
  1. emissione e vendita di titoli di stato con aumento del proprio debito pubblico;
  2. un riallineamento della politica fiscale con aumento della tassazione sui contribuenti;
  3. diminuzione dell'evasione fiscale;
  4. vendita di beni pubblici sotto forma di privatizzazioni;
  5. condoni (es. edilizio).
Le critiche a questo tipo di interventi, in particolare quelli dovuti alla stretta fiscale, sono evidenti: potrebbero infatti portare ad una "diminuzione dei consumi ovvero della domanda e degli investimenti con effetti deleteri sulla crescita economica".

Vediamo invece quali sono le proposte indicate dal Manifesto del Movimento per la Decrescita Felice per ridurre il debito (vedi il libro: "Debiti Pubblici, Crisi Economica e Decrescita Felice"):
  1. Sospendere le grandi opere pubbliche deliberate in deficit;
  2. Ridurre drasticamente le spese militari;
  3. Ridurre drasticamente i costi della politica.
Inoltre a questi tagli dovrebbe fare seguito, per evitare una diminuzione delle entrate fiscali ed un aumento della disoccupazione, un potenziamento delle "attività produttive nei settori in cui i costi di investimento si ammortizzano con i risparmi sui costi di gestione che consentono di ottenere".

In particolare "per individuare questi settori occorre uscire da una concezione dell'economia come attività autoreferenziale basata sulla dinamica tra la domanda e l'offerta, e intervenire nelle fasi in cui la produzione e i consumi impattano con gli ecosistemi terrestri: nel prelievo delle risorse, nei processi produttivi che le trasformano in merci e beni, nella riduzione delle merci e dei beni in rifiuti, con l'obiettivo di sviluppare tecnologie che riducono gli sprechi e le inefficienze".

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